Sai cosa mangi?

1) LE MUCCHE DA LATTE ED I VITELLI

Le mucche “da latte” sono selezionate geneticamente ed inseminate artificialmente per produrre quanto più latte possibile.

Dall’età di circa due anni, trascorrono in gravidanza nove mesi ogni anno. Poco dopo la nascita, i vitelli sono strappati alle madri (provocando in entrambi un trauma), perché non ne bevano il latte, e rinchiusi in minuscoli box larghi poche decine di cm, in cui non hanno nemmeno lo spazio per coricarsi, e quindi neanche la possibilità di dormire profondamente. Sono alimentati con una dieta inadeguata apposta per renderli anemici e far sì che la loro carne sia bianca e tenera (come piace ai consumatori) e infine sono mandati al macello. La mucca verrà quindi munta per mesi, durante i quali sarà costretta a produrre una quantità di latte pari a 10 volte l’ammontare di quello che sarebbe stato necessario, in natura, per nutrire il vitello. Non sorprende che ogni anno un terzo delle mucche sfruttate nei caseifici soffra di mastite (una dolorosa infiammazione delle mammelle).

Per aumentare la produzione di latte, la mucca è alimentata con proteine molto concentrate, ma neppure queste spesso sono sufficienti, tanto da provocare lacerazione dei tessuti per soddisfare la continua richiesta di latte (in Inghilterra hanno coniato un termine per definire questa pratica: “milking off the cow’s back”, ossia mungitura del posteriore della mucca). Ciò provoca una condizione chiamata acidosi, che può rendere zoppo l’animale e ciò ogni anno al 25% delle mucche sfruttate nei caseifici. A circa cinque o sei anni d’età, ormai esausta e sfruttata al massimo, la mucca verrà macellata. La durata della sua vita, in natura, sarebbe stata di circa 20 anni.

di  Fonte: Saicosam

2) LE GALLINE OVAIOLE E I POLLI DA CARNE

I polli da ingrasso sono tenuti liberi in capannoni affollatissimi, per ogni animale lo spazio disponibile è di 20-30 cm quadrati.

I polli da ingrasso sono tenuti liberi in capannoni affollatissimi, per ogni animale lo spazio disponibile è di 20-30 cm quadrati. In 38 giorni gli animali raggiungono il peso ottimale per la vendita, un peso enorme raggiunto in troppo poco tempo, così che la struttura ossea non riesce a rinforzarsi a sufficienza per reggerlo

Per la produzione di uova, le galline sono costrette a vivere (fino a gruppi di quattro) in gabbie delle dimensioni di un foglio A3. Le loro ali si atrofizzano a causa dell’immobilità forzata; crescendo a contatto della griglia di ferro della pavimentazione, le loro zampe crescono deformi. Per aumentare il profitto, molti allevatori usano razze manipolate geneticamente, destinate a soffrire ulteriormente, a causa di dolorosi disturbi ossei e difetti della spina dorsale.

Negli allevamenti che producono galline ovaiole, i pulcini maschi (inutili al mercato in quanto non in grado di produrre uova, né adatti alla produzione di carne di pollo) sono gettati vivi in un tritacarne, o soffocati in buste di plastica, o schiacciati in apposite macchine per diventare mangime, mentre a quelli femmina viene tagliato il becco per impedire loro di beccare a morte le compagne. Questa procedura, che comporta il taglio di tessuti teneri simili alla carne che gli umani hanno sotto le unghie, è così dolorosa che molti pulcini muoiono per lo shock. Inoltre, questa operazione lascia spesso scoperti i terminali nervosi presenti nel becco, determinando così un dolore continuo per tutta la vita dell’animale.

Non appena la produttività delle galline diminuisce sotto il livello fissato, di solito dopo 2 anni, sono sgozzate per diventare carne di seconda scelta.

3) LA CARNE CIBO NOBILE?

La costitituzione della carne

La carne è costituita dal tessuto muscolare degli animali. Essa non si può consumare fresca, poiché a causa delle modificazioni fisico-chimiche che si verificano nei muscoli (a partire da quelli più attivi) per accumulo di acido lattico, dopo la macellazione sopravviene il loro blocco per 1-2 giorni detto rigor mortis, che termina circa 70-80 ore dopo.

Per raggiungere il giusto grado di “tenerezza” è necessaria allora la frollatura, consistente nel tenere i quarti di macellazione a temperatura compresa fra 0 e 4 gradi centigradi per un periodo che va dai 2 ai 20 giorni, con conseguente dissoluzione del tessuto collagene ed una prima alterazione delle cellule del muscolo.

Si tratta del disfacimento cellulare che prelude alla vera e propria putrefazione, con formazione di molte sostanze tossiche, le ptomaine, presentanti le reazioni generali degli alcaloidi e dette perciò anche alcaloidi cadaverici, e consistenti in basi organiche provenienti dall’azione dei batteri (in genere decarbossilizzazioni) su sostanze proteiche, lipidi, e acidi nucleici. Le più note sono scatolo, indolo, putrescina, cadaverina, neurina.

Da ciò deriva la necessità di sottoporre le carni destinate al consumo non immediato a procedimenti che le rendano conservabili (congelamento, essiccamento, affumicatura, salatura, inscatolamento), o che le trasformino in prodotti non deperibili (es. estratti di carne).

Altra temibile sostanza tossica che aumenta durante la putrefazione (quindi già presente prima di essa), soprattutto a causa dello sviluppo di calore nelle reazioni esotermiche, è l’aldeide malonica, sicuramente cancerogena. Tale composto aumenta enormemente con la cottura, in particolare quella alla griglia.

Comunque presenti, indipendentemente dalla putrefazione, vi sono poi le leucomaine (alcaloidi derivanti dalla disammilazione delle sostanze albuminoidi dei tessuti viventi per idratazione intravitale), cioè le basi creatiniche, le purine, l’ammoniaca, l’urea, l’acido urico, la creatinina (anidride della creatina), l’acido ippurico (cristalli bianchi, inodori, solubili in alcool e acqua, prodotto di ossidazione di sostanze proteiche introdotte con gli alimenti), tutti cataboliti di scarto più o meno tossici, presenti solo perché l’organismo dell’animale era metabolicamente attivo.

Queste sostanze, la scarsità di fibre e l’eccesso di proteine fornite, giustificano le conclusioni di parecchi studi che dimostrano in che modo la carne, consumata abbandamente come oggi accade nei Paesi più ricchi, sia da collegare all’aumento delle cosiddette malattie del benessere.

Contenuto della carne

L’alimento carneo contiene un’alta percentuale di proteine, tra cui sono rappresentati tutti gli amminoacidi essenziali, grassi (in particolare saturi, collegati con lo sviluppo dei carcinomi e delle malattie cardiovascolari), pochi sali minerali, tracce di ferro, fosfolipidi, vitamine del gruppo B, basi puriniche, acido lattico, acido urico (che sotto forma di urati insolubili si deposita specialmente nelle cartilagini delle articolazioni provocando gotta e artrosi, artrite nelle forme più lievi e anche calcoli urinari), glucosio, glicogeno, inositolo.

Ma è davvero indispensabile come alimento?

Siamo comunque del parere che la carne di maiale (braciole, salumi, insaccati, ecc.), e tutte le carni rosse andrebbero eliminate. Un po’ di carne bianca due o tre volte alla settimana (non di più), per qualcuno potrebbe anche essere necessaria.

Ricordiamo che, per quanto riguarda i pesci, è molto meglio usare quelli di piccola taglia, in quanto quelli grossi hanno avuto più tempo e possibilità di assorbire il mercurio. I frutti di mare andrebbero eliminati completamente.

Bibliografia

Articolo tratto dal sito: http://www.societavegetariana.org/index2.htm

4)LO ZUCCHERO RAFFINATO FA BENE?

Un’ alimentazione che è fonte di malnutrizione e anticamera di serie patologie, con un valore misconosciuto che miete vittime.
Ingurgitare, questo è il modo con cui gli occidentali si nutrono. Gli alimenti? La maggior parte sono del tipo non naturale, il buon 70 % del tipo di produzione industriale non integrale e raffinato. Punta di diamante gli Usa che, a discapito di una macchina sanitaria potentissima ed efficientissima, presenta al mondo la popolazione maggiormente malata di patologie cronico-degenerative. La migliore macchina sanitaria e il popolo piu malato? Qualcosa non torna. Su cosa puntare il dito? In primis l’alimentazione e gli stili di vita. Un’ alimentazione che è fonte di malnutrizione e anticamera di serie patologie, con un valore misconosciuto che miete vittime.

Osserviamo, ad esempio, l’uso di quello che può sembrare banale: lo zucchero raffinato.
Gia’ nel 1957, il dr. William Coda aveva compreso che l’alimentazione era regolata da sistemi di equilibrio omeostatico e biochimico: la biochimica moderna faceva i suoi primi passi negli studi clinici medici. Qualcosa però non si è mossa nella direzione giusta. Sono pochi i terapeuti della cosiddetta medicina ufficiale che vigilano sul modo di mangiare dei propri pazienti. Si tende a medicalizzare e “correggere ” farmacologicamente. Errore su errore. Meglio dire un orrore.

Perchè è cosi deletiero lo zucchero raffinato? Cosa è la raffinazione?

La sostanza naturale presente nella barbabietola da zucchero, viene sottratta, privandola delle sue componenti biologiche: vitamine, proteine, ecc. per renderla più bella alla vista del consumatore. Il colore bianco è migliore ed accattivante, inoltre anche il gusto dello zucchero non raffinato è diverso dalle abitudini del palato, alle quali la stragrande maggioranza dei consumatori fa riferimento. Ogni cibo raffinato, come direbbe un medico cinese, perde lo Jing. E’ come se perdesse il valore biologico, le naturali funzioni per le quali è stato creato. Diamo qui qualche spunto sulla biochimica dei danni nell’ organismo umano:

* Aumenta l’acidita’ del sangue. L’assenza dei substrati vitaminici e proteici, cagionata dall’attività di raffinazione, impone al nostro organismo la necessità di consumare i propri per la scissione dello zucchero; questo va a creare molecole di ac. Piruvico in sovrabbondanza, che acidificano il sangue: situazione che altera parecchie condizioni biologiche tra cui anche la respirazione cellulare.

* Impoverisce il corpo di sali minerali. L’acidificazione forzata crea una condizione “tampone”, per la quale l’organismo si mette a sottrarre calcio dalle fonti principali come denti ed ossa, nel tentativo di bloccare l’eccessivo metabolismo acido, per cui si perde per sempre il substrato principale delle ossa e dei denti, condannandolo all’osteoporosi.
* Impegna e intossica il fegato. Lo zucchero non scisso si accumula nel fegato che diventa un contenitore di molte molecole di glucosio, fin quando, diventato “grasso” e superate la capacità di immagazzinamento, fa accumulare queste molecole in altri organi vitali.

* Produce acidi grassi. Il fegato “grasso” è centrale nell’aumento del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue.

* Perdita di memoria. Si è notato che lo zucchero raffinato, condizionando l’intero metabolismo cellulare, determina una perdita diretta della capacità di memorizzare dati e di avere una memoria attiva.

* Sonnolenza. Altra condizione diretta da uso eccessivo.

Il paradigma alimentazione e salute era già noto dai tempi di Ippocrate (400 a.C.), per cui “fai che il tuo cibo sia la tua medicina” era l’impostazione di pensiero e regola centrale di ogni azione medica. Oggi sembra che si sia invertita la rotta, con al centro uno degli errori reiterati: la raffinazione degli alimenti che mangiamo. Ad esempio, negli Usa, il rapporto cibo naturale ed industriale è di 20 a 80. Colpa dei media? Probabilmente la faccenda piu scottante è far collimare gli interessi delle multinazionali con quelli della salute pubblica. A questo dobbiamo pensarci noi consumatori, senza dimenticare che in caso contrario non ci penserà nessun altro, politici compresi.

Ormai c’è di tutto, alimenti di ogni tipo, che imitano lontanamente l’originale, riuscendo nel colore, nel sapore, nell’odore, ma non certo nella sostanza. Nello Jing direbbero gli orientali. Ma questo progresso può sostituirsi alla natura? La chimica moderna può eguagliare la natura? Mi sono chiesto tante volte se esiste un chimico coraggioso e super-pagato, che riesca a “inventarsi” il valore biologico dell’uovo di gallin o del succo d’uva, rispetto a quelli che circolano sul nostro mercato: quasi 3000 sostanze diverse. Io non l’ho ancora sentito, e voi?

Per quanto possibile abituiamo sin da piccoli i nostri figli a consumare alimenti naturali, freschi, compreso zucchero integrale, probabilmente poco invitante per colore e gusto, ma sano e complementare in una dieta equilibrata.

Ricordiamo che l’atto di zuccherare e/o salare le pietanze è di per se una cattiva abitudine e comporta squilibri organici.
di Dr Giuseppe Parisi

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